Sulla omelia

 

La predicazione

Come è stato già detto, l’omelia è per la sua importanza e natura riservata al Sacerdote o al Diacono durante la Messa. Per quanto attiene ad altre forme di predicazione, se in particolari circostanze la necessità lo richiede o in specifici casi l’utilità lo esige, si possono a norma del diritto ammettere a predicare in chiesa o in un oratorio al di fuori della Messa, i fedeli laici. Ciò può avvenire soltanto per l’esiguità del numero di ministri sacri in alcuni luoghi al fine di supplire ad essi e non lo si può mutare da caso di assoluta eccezionalità a fatto ordinario, né deve essere inteso come autentica promozione del laicato. Va, inoltre, ricordato che la facoltà di permettere ciò, sempre ad actum, spetta agli Ordinari del luogo e non ad altri, neppure Sacerdoti o Diaconi.

(Redemptionis Sacramentum n.161).



In quanto parte integrante del culto della Chiesa, l’omelia deve essere tenuta soltanto dai vescovi, dai sacerdoti o dai diaconi. L’intimo legame tra la mensa della Parola e la mensa dell’altare comporta che “l’omelia di solito sia tenuta personalmente dal sacerdote celebrante” (Ordinamento generale del Messale Romano 66), o comunque sempre da chi è stato ordinato per presiedere o stare all’altare. Validi insegnamenti ed efficaci esortazioni possono essere offerti anche da guide laiche ben preparate, ma tali esposizioni devono prevedere altri contesti; la natura intrinsecamente liturgica dell’omelia richiede che a tenerla sia soltanto chi è stato ordinato per guidare il culto della Chiesa.

(Direttorio omiletico n.5)

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Don Andrea Contrasti